30 anni di aree protette in liguria

Legambiente liguria: convegno su parchi e aree protette - necessario modificare governance enti parco e più spazio alla ricerca e società civile

Il dossier di legambiente

Legambiente liguria: convegno su parchi e aree protette - necessario modificare governance enti parco e più spazio alla ricerca e società civile
Pubblicato:

 Si è svolto oggi l'incontro “30 anni di aree protette in Liguria: bilanci e sfide verso il 30% del territorio”, organizzato da Legambiente Liguria per riflettere su parchi e aree protette a trent’anni dalla legge regionale 12/95, nell’ambito delle celebrazioni che culmineranno con il convegno indetto dalla Regione Liguria con l’apporto di Federparchi e quindi delle aree protette della Liguria, per il giorno 11 ottobre a Genova.

Un incontro molto partecipato, aperto da Stefano Sarti, vicepresidente e responsabile delle aree protette Legambiente Liguria e Stefano Bigliazzi, presidente Legambiente Liguria con l’intervento di Federico Marenco, delegato a rappresentare Regione Liguria e direttore Parco Alpi Liguri, Parco di Portofino, Aveto, Antola e Monte Marcello e le conclusioni di Antonio Nicoletti, responsabile nazionali parchi e aree protette.

Erano inoltre presenti, tra gli altri, Lorenzo Viviani, presidente Parco nazionale delle Cinque Terre, Eleonora Landini, presidente Parco Monte Marcello Magra-Vara, Daniele Buschiazzo, presidente Parco del Beigua,  Tatiana Ostiense, presidente Parco dell’Aveto,    Massimo Tappa, presidente Parco Piana Crixia, Maria Cristina Caprioglio, direttrice Parco del Beigua, Roberto Costa, Coordinatore regionale Federparchi Liguria e l’assessora all’ambiente del Comune di Genova, Silvia Pericu. Per le associazioni ambientaliste erano presenti Aldo Verner coordinatore regionale Lipu, Guglielmo Jansen, responsabile fauna WWF regionale, Giorgio Di Sacco Rolla, presidente regionale Italia Nostra.

La direzione è giusta, ma ancora troppi ostacoli

Stefano Sarti, in apertura, ha subito espresso un giudizio positivo sulla legge ma anche la necessità di decise modifiche:

«La direzione è giusta perché la legge 12/95 si inquadra nella legge quadro nazionale 394/91, e si può dire che è stata una delle leggi a tutela dell’ambiente, della natura, dei territori e dell’identità e della cultura di questo paese, che ha prodotto ottimi risultati. Anche se oggi richieda una manutenzione e aggiornamento di cui si discute da tempo. Il fatto che tuttora persistano ostacoli alla coerente applicazione delle norme regionali, ci deve mettere nella condizione di rimuovere queste problematicità. Di fondamentale importanza è la pianificazione territoriale e la funzione sovraordinata dei Piani dei parchi. Una funzione che va messa in atto con tutti gli strumenti di partecipazione e di coinvolgimento dei soggetti interessati, a partire dalle amministrazioni, le comunità locali ed i portatori di interesse».

C’è ancora bisogno delle aree protette

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale parchi e aree protette, ha spiegato il ruolo chiave dei parchi  come presidio del territorio. «Per Legambiente le aree protette sono strumenti fondamentali per conservare la biodiversità e promuovere lo sviluppo sostenibile delle comunità interessate, soprattutto per contrastare i cambiamenti climatici e realizzare la transizione ecologica dei territori. Sono presidi del territorio, oggi ancora più importanti, dopo che le comunità montane e le province sono state cancellate o svuotate di funzioni. Consideriamo il ruolo degli enti di gestione, nella loro autonomia e funzione territoriale, fondamentali per raggiungere gli obiettivi al 2030 su clima e biodiversità.

«L’altra questione da rilanciare - ha aggiunto Antonio Nicoletti - è la strategia regionale per la Rete ecologica (RER) che, a livello nazionale Ispra sta riattualizzando con un tavolo di lavoro che intende riscrivere le linee guida. La RER è importante per la tutela della biodiversità, perché dobbiamo sempre più connette le aree protette regionali con i siti terrestri e marini della rete europea Natura 2000 (ZPS e ZSC) attraverso la creazione di corridoi ecologici, ed è importante che la Regione abbia affidato agli enti gestori delle aree protette nazionali e regionale la gestione dei siti della rete natura 2000. Ma occorre, da questo punto di vista, accelerare con l’implementazione, aggiornamento e approvazione di tutti i Piani di gestione dei Siti N200 proprio nella logica di rafforzare la rete ecologica regionale».

Un approfondimento è stato poi dedicato alle Aree marine protette e alla mancanza del loro finanziamento da parte del Ministero nonostante siano decisive per lo sviluppo sostenibile della Regione e nella lotta alla perdita di biodiversità marina.

«Da questo punto di vista l’AMP e il Parco Nazionale delle Cinque Terre rappresentano da sempre una eccellenza nazionale - ha aggiunto il presidente regionale Stefano Bigliazzi - rafforzata anche dalla scelta di adottare, primi in Italia e secondi in Europa, il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici sviluppato all’interno del progetto Stonewallsforlife».

No all’esplorazione nei parchi alla ricerca dei materiali rari.

Sarti ha sottolineato, in conclusione, la preoccupazione dell’associazione ambientalista in merito al documento di ISPRA che presenta nuovi programmi per la ricerca di materie prime rare (manganese, rame, platino, grafite) anche in Liguria.

«Siamo soddisfatti dell’esclusione del Tariné, ma rimane la contrarietà e lo stupore per la prospettiva di individuare nuove miniere nelle zone di Genova e La Spezia oltreché Val Bormida. È chiaro che non possiamo sfruttare i paesi del terzo mondo per prelevare magari in una logica coloniale, queste risorse dei loro territori. Ma è altrettanto vero che non si può consentire di aprire queste attività all’interno di aree protette e in contrasto con la gestione della biodiversità. Bisogna puntare con forza al recupero dei materiali dove questi materiali sono già utilizzati, al loro adeguato riciclo oggi possibile anche grazie a nuove tecnologie».

_______

Le proposte di Legambiente

È evidente che per le aree protette della Liguria serve un cambio di passo, necessario anche per contrastare i cambiamenti climatici che stanno erodendo la biodiversità e indebolito la capacità della natura di rispondere efficacemente alle sollecitazioni.

1. Aumentare in maniera adeguata le risorse economiche e umane disponibili.

La regione deve garantire a tutti gli enti risorse adeguate perché l’attuale livello non consente la necessaria programmazione e tutela del territorio ed è anche un ostacolo per accedere alle opportunità dei finanziamenti tramite i bandi europei. Chiediamo che già dalla prossima legge di bilancio regionale sia evidente un significativo cambiamento in positivo, e che venga superata la gestione unica della direzione dei parchi, a maggior ragione perché si confonde il ruolo di controllato e controllore che, per una sana ed efficiente gestione, deve essere separata e trasparente.

2. Garantire la partecipazione degli interessi diffusi nella governance degli enti Parco. 

L’attuale composizione dei Consigli direttivi prevede cinque componenti di cui quattro sono decisi dalla comunità del parco e tre di questi sono ad appannaggio dei comuni. Uno solo è scelto tra i portatori di interessi diffusi, categoria nelle quali rientrano anche i cacciatori nonostante la caccia sia la sola attività vietata nelle aree protette. Un solo posto per chi è portatore di interessi realmente diffusi (associazioni ambientaliste), chi rappresenta interessi legittimi ma di parte ed economici (agricoltori) e chi è portatore di interessi illegittimi (cacciatori). Sarebbe opportuno rivedere il numero dei componenti dei consigli direttivi sulla base della dimensione territoriale e dei comuni interessati, garantire chiarezza sugli interessi legittimi rappresentati e soprattutto non confondere il ruolo di sindaco con quello di presidente dell’ente parco perché si mina alla base il principio di autonomia dell’ente parco.

3. Comunità più coinvolte nelle scelte strategiche.

La comunità del parco deve sempre più rappresentare l’intera comunità locale, non solo gli amministratori ma tutti i portatori di interessi (diffusi e particolari) e devono partecipare di più nella definizione delle strategie e meno nella gestione diretta che spetta all’Ente parco. Più coinvolgimento nella definizione della Pianificazione (piani dei parchi, di sviluppo, di adattamento climatico, per la biodiversità, per l’educazione) e maggiore capacità di incidere nelle strategie e programmazione.

4. Strategia di sistema per le aree protette marine e terrestri

A partire dal rilancio della Rete ecologica regionale, le aree protette della Liguria devono riprendere il lavoro di coinvolgere anche i territori oltre i loro confini. Dai nodi alla rete è sempre stato questo l’obiettivo delle proposte avanzate anche da Legambiente, come ad esempio per  il progetto APE – Appennino Parco d’Europa per realizzare una strategia d’area vasta tra le regioni dell’Appennino settentrionale (Liguria, Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna), e per la tutela dello spazio marino con il Santuario Pelagos che deve essere profondamente rilanciato anche per creare la rete ligure delle aree marine e dei siti marini protetti per la biodiversità.

5. Più aree protette in Liguria per proteggere la biodiversità contro i cambiamenti climatici

Occorre raggiungere il 30% di territorio e di mare protetto entro il 2030 e proteggerne in maniera rigida almeno il 10%, target previsti dalle strategie nazionali ed europee e suggeriti da tutti gli organismi scientifici indipendenti per garantire una efficace tutela della biodiversità. Siamo ancora lontani da questo obiettivo e la Liguria, con un misero 5,03% di territorio protetto e un altissimo consumo di suolo, deve fare ancora di più a partire dalla tutela reale dei 133 ZPS/ZSC che rappresentano il 25,84% del territorio non ancora connesso con le aree protette. Bisogna trasformare questi circa 140mila ettari a terra e 9mila ettari a mare in nuove aree protette per schiodare una regione ferma a soli 27mila ettari di territorio e di mare tutelato.

6. Il Parco nazionale di Portofino non è la semplice trasformazione del parco regionale.

Siamo profondamente convinti che le aree protette devono essere istituite con il coinvolgimento delle comunità locali e la via giudiziaria non è il migliore delle soluzioni, ma dobbiamo prendere atto che in Liguria non servono nemmeno le sentenze dei tribunali per far rispettare quanto ha deciso il parlamento con la legge 205/2017. Sono passati 7 anni e diverse sentenze, a favore e contro l’iter istitutivo del Parco nazionale di Portofino, ma ancora nessun passo significativo sul perimetro che non può restare quello dell’attuale parco regionale. Non un miniparco ma un’area protetta nazionale con un’unica gestione integrata con l’Area marina protetta di Portofino.

7. Istituire il Parco nazionale del Fiume Magra.

Abbiamo proposto di istituire un Parco nazionale per tutela efficacemente il bacino idrografico del Fiume Magra su entrambi i suoi versanti, anche perché, se su quello ligure esiste un Parco regionale, in Toscana esistono solo dei siti della rete natura 2000 non adeguatamente gestiti. Esiste una proposta depositata in Parlamento nella scorsa legislatura che non ha avuto corso e che è necessario rilanciare con forza.

Guarda Telegenova in diretta streaming
Guarda Bella Liguria in diretta streaming